Creato Martedì, 27 Maggio 2014 14:06 Ultima modifica il Giovedì, 31 Luglio 2014 01:48
Bronzo, g 347,65
Inv. n. F564
D/ Testa di Apollo con benda tra i capelli, a destra
R/ Testa di Apollo con benda tra i capelli, a sinistra
La moneta è introdotta a Roma tardivamente, quattro secoli dopo la sua invenzione in Asia Minore. Tale resistenza, legata al tradizionalismo della società romana, non significa che, in alternativa, non venisse usato altro strumento: le funzioni basilari della moneta erano svolte dal metallo grezzo, soprattutto bronzo, pesato sull’unità della libbra (327 g).
Quando l’apertura verso il sud Italia e il Mediterraneo spinge la città a dotarsi del pratico mezzo di misura del valore e di scambio, vengono scelte due linee differenti, una per il mercato locale, l’altra per quello internazionale. Nel primo caso si trasformano i tradizionali pezzi informi di bronzo (aes rude) in oggetti dalla forma di moneta, producendoli in serie complete di peso calante da una libbra (asse) sino al suo dodicesimo (oncia). Le dimensioni, troppo grandi per la coniazione, impongono di fondere le monete in stampi a due valve (aes grave).
L’emissione esposta è ritenuta la seconda dopo quella introduttiva, di pochi anni precedente.